Aumentare le difese immunitarie in vista del cambio di stagione perché gli sbalzi termici spesso risultano più insidiosi del grande freddo, procurando fastidiosi disturbi alle vie aree di natura virale o batterica, soprattutto raffreddori e mal di gola che possono essere confusi con i sintomi del Covid. 

Estratti vegetali, vitamine, minerali, probiotici possono contribuire, ancora meglio se in sinergia, a rendere più forte il fisico anche contro l’influenza stagionale e il possibile aumento del contagio da SARS-Cov-2 per i quali è sempre consigliato, in primo luogo, sottoporsi ai rispettivi vaccini.

«Spesso l’utente assume senza precisa consapevolezza un prodotto oppure non conosce le proprietà dei singoli componenti, non sa di cosa ha realmente bisogno, ma anche se un prodotto può interagire negativamente con eventuali patologie in atto  – spiega Elena Vecchioni, presidente di Federfarma Verona -.È quindi molto importanteche il paziente si rivolga al proprio farmacista di fiducia per avere tutte le indicazioni necessarie. Anche se non sussistono patologie è bene prestare sempre attenzione all’uso degli integratori alimentari poiché non equivale ad assumere caramelle.

L’utente che chiede un consiglio in farmacia, anche quello in piena salute, dovrebbe sempre esporre le sue esigenze perché spesso mix di integratori assunti senza un effettivo bisogno possono essere inutili.

Per aumentare le difese immunitarie sono consigliati minerali come Ferro, Rame, Manganese, Zinco e Selenio, ma fondamentali sono anche le vitamine. La C è utile per proteggere le cellule dallo stress ossidativo e per contribuire alla fisiologica funzione del sistema immunitario. Le vitamine A, B6, C, D, B6, B9, più nota come acido folico, e B12 vengono ingerite in giuste quantità prediligendo una dieta ricca di frutta e verdura, ma se non fosse sufficiente è possibile assumerle attraverso integratori alimentari specifici. Si ricorda che l’acido folico deve essere assunto dalle donne in attesa, sempre sotto consiglio medico, fin dai primi giorni di gravidanza o addirittura prima del concepimento se si sta pianificando una maternità, al fine di scongiurare importanti patologie al feto, come la spina bifida.

Le difese immunitarie, inoltre, si associano all’apparato digerente e in particolare all’intestino colonizzato da 500 specie batteriche in armonia con il nostro corpo, che nel loro insieme costituiscono la flora batterica intestinale e concorrono al benessere dell’intero organismo. Quando però il numero di batteri svantaggiosi è superiore a quelli vantaggiosi si parla di disbiosi. È in questa situazione che vengono consigliati probiotici e prebiotici che, inoltre, dovrebbero sempre accompagnare, le terapie antibiotiche a difesa della mucosa intestinale. Un ultimo, ma non meno importante accenno, riguarda la vitamina D, detta anche “antirachitica”.  che può supportare l’azione dei probiotici contribuendo al normale funzionamento del sistema immunitario. La sintesi di questa vitamina parte dalla cute per azione dei raggi UV e dipende da quanto e quando la cute viene esposta al sole, ma anche dallo spessore e dalla pigmentazione della pelle. Ecco perché in inverno può calare, e di molto, la sua sintesi naturale. La vitamina D viene somministrata sotto controllo medico nella prevenzione dell’osteoporosi soprattutto dopo una certa età, ma anche ai neonati che possono risultarne carenti. In generale la vitamina D al di sopra delle 4000 Ul giornaliere deve essere consigliata dal medico». «Mai come in questo periodo associazioni vitaminiche, in particolare D-C-B insieme ad altri elementi come al esempio la lattoferrina, una proteina multifunzionale, sono utili in fase acuta e preventiva per le patologie virali di varia eziologia fra cui certamente l’infezione da SARS-Cov-2 e l’influenza stagionale – sottolinea Gianmarco Padovani, vicepresidente Federfarma Verona -. Queste associazioni rinforzano le difese immunitarie rendendo più difficile ammalarsi e facilitano la remissione dei sintomi. Un recente protocollo scientifico a cura del professor Attilio Boner, direttore U.O. di Pediatria dell’Università degli Studi di Verona con riferimento ad uno studio (*) condotto tra gli altri dall’infettivologo Ercole Concia, già ordinario di malattie infettive all’Ateneo scaligero, evidenzia l’importanza dell’integrazione non solo su prevenzione e sintomi, ma anche sull’accelerazione della guarigione da Covid 19».