(Di Gianni Schicchi) La formazione, con sede a Bologna, è una creatura del grande Claudio Abbado, che per dieci anni la condusse sotto la sua ispirata direzione. L’Orchestra Mozart si è anche esibita con alcuni dei più grandi musicisti al mondo, ottenendo premi e riconoscimenti internazionali, registrando nel frattempo dischi memorabili e scrivendo uno dei capitoli più significativi della storia della musica classica.

A Verona si presenterà con un pezzo magistrale e difficoltoso come le Metamorfosi per 23 archi di Richard Strauss e nella ripresa del concerto con la Terza Sinfonia op. 55 “Eroica” di Beethoven.

Beethoven aveva 35 anni quando con la sua direzione della Sinfonia si impose al pubblico come l’uomo nuovo della musica, l’artista che sapeva esprimere meglio di ogni altro, sentimenti e passioni comuni a tutta l’umanità. In verità, come sempre accade con tutte le opere rivoluzionarie, la Terza Sinfonia, in un primo momento lasciò sconcertato il pubblico e anche gli amici più prossimi al maestro durarono qualche tempo a penetrare la bellezza della grande opera. Ma essa ben presto divenne una delle più popolari che lo stesso autore amava definire come “la migliore”, o “la più cara”.

È noto che “composta per festeggiare il sovvenire di un grande uomo”, la Sinfonia era inizialmente dedicata a Napoleone, simbolo dei principi democratici della rivoluzione francese, a cui Beethoven aderiva con entusiasmo. Ma quando Napoleone nel 1804 si fece incoronare imperatore, il musicista strappò adirato il frontespizio della partitura con la dedica. Frutto di un lavoro amplissimo di elaborazione, revisione e trasformazione, la Terza Sinfonia segna un’epoca non solo nella creatività beethoveniana, ma in tutta la storia della sinfonia e della musica strumentale.

La Metamorfosi per ventitre archi solisti fu scritta a Garmisch fra il marzo e l’aprile 1945, dedicata a Paul Sacher e al Collegio Musicum di Zurigo. Questa partitura segna l’avvio di un’ultima maniera dello Strauss ultraottantenne. Alla rinuncia delle possibilità foniche e timbriche proprie della grande orchestra, corrisponde l’abbandono di ogni estroversione descrittiva e parodistica: l’organico insolito è piegato da Strauss a ottenere un’estrema espressività e al tempo stesso una grande ed intima compostezza, senza che problemi di colore o gesti dinamici vengano mai a turbare lo svolgersi di una polifonia strumentale di tessitura quanto mai complessa.    

Daniele Gatti è un direttore italiano fra i più apprezzati, lungamente impegnato anche all’estero. Tra gli altri teatri che l’hanno visto dirigere con grande successo va ricordata l’Opera di Chicago, la Royal Opera House Covent Garden di Londra, il Metropolitan di New York, la Staatsoper Unter den Linden di Berlino, la Staatsoper di Vienna. Dal 1992 al 1997 è stato direttore dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, e dal 1997 al 2007 direttore musicale del Teatro Comunale di Bologna.

Nel 2002 gli è stata conferita la Medaglia ai benemeriti della cultura e dell’arte e nel 2005 a Santa Cecilia ha ricevuto il Premio Franco Abbiati della Critica Musicale Italiana. Nel 2006 il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi lo ha nominato Grande ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica italiana. Daniele Gatti è stato anche direttore musicale della Royal Philharmonic Orchestra di Londra (1996-2009) e della Opernhaus Zürich dal 2009 al 2012, Il 4 dicembre 2018 il Sovrintendente del Teatro dell’Opera di Roma Carlo Fuortes lo ha nominato Direttore Musicale del teatro per il triennio 2019/2021. Il 24 maggio 2019 è stato nominato Direttore Musicale dell’Orchestra Mozart per un triennio.