Maddalena Morgante, 41 anni, avvocato, sposata con due figli, è la prima donna della destra veronese ad essere eletta in Parlamento. La sua ascesa politica è stata fulminea. Ha bruciato tutte le tappe. Entrata in politica solo due anni fa, si è subito candidata alle regionali in Fratelli d’Italia ottenendo circa 3 mila voti di preferenza nonostante fosse una perfetta sconosciuta per la politica. Ma non si è fermata lì. Da cattolica, particolarmente sensibile alle tematiche etiche, si è fatta carico di coordinare a livello regionale le politiche sulle pari opportunità, famiglia e valori non negoziabili e alla comunali di Verona di maggio s’è candidata ottenendo un buon successo. E adesso è stata eletta alla Camera. Una scalata politica irresistibile.

Qual è il segreto?
Crederci e impegnarsi. Da quando sono entrata in politica non mi sono risparmiata. Tre campagne elettorali in due anni! Non è poco. Non sono abituata a fare le cose a metà. O mi ci butto anima e corpo o lascio perdere. E io mi ci sono buttata. Ho trovato in Fratelli d’Italia persone che mi hanno accolto bene e soprattutto che hanno creduto in me. Farò di tutto per non deluderle.

Lei proviene da una famiglia di grandi tradizioni cattoliche. Suo nonno, Velentino Perdonà, deputato, è stato un importante esponente della Democrazia Cristiana. Che cosa l’ha fatta approdare in Fratelli d’Italia?
Devo dire sinceramente che la cosa è avvenuta spontaneamente. Da ragazzina frequentavo azione giovani, il gruppo giovanile di Alleanza Nazionale. Da allora, pur senza fare politica attiva, simpatizzavo per Alleanza Nazionale. Fratelli d’Italia è la  prosecuzione politica di An. Quindi mi è venuto naturale collocarmi lì.  Certo, a monte della mia scelta c’è tutta la mia formazione culturale e valoriale…

Soprattutto valoriale…
Sì, devo dire che in testa alle motivazioni della mia adesione c’è la condivisione di tutta una serie di valori che fanno parte della cultura e della mia fede cattolica. Sono quei valori non negoziabili, come la vita e la famiglia, che ho ritrovato nei programmi di Fratelli d’Italia. E siccome sono alla base della mia scelta politica saranno anche il centro della mia attività parlamentare.

Per questo ha già un orientamento in quale commissione impegnarsi?
Sì, certo. Vorrei  proseguire con le tematiche del dipartimento regionale che mi è stato affidato, e quindi mi piacerebbe entrare nella Commissione Affari Sociali, che è quella che tratta questi problemi.

E dei problemi inerenti la Commissione Affari Sociali qual è quello che le sta più a cuore? 
Indubbiamente il problema della denatalità, che sta svuotando e devitalizzando l’Italia. Da anni, in Italia mancano vere e proprie politiche di sistema per le famiglie e per il rilancio demografico.  Possiamo constatare come negli ultimi anni i nuclei familiari si siano impoveriti ma, allo stesso tempo, come nel 2021 il tasso di natalità sia crollato al minimo storico, con la metà delle nascite rispetto al 1976. Si può quindi dire che siamo ben oltre l’inverno demografico e che ci troviamo in una vera e propria emergenza. Sono profondamente convinta che, per incentivare la natalità occorrano sia leve economiche, sia leve culturali, come il riconoscimento del valore sociale della maternità.

Pensi che ho sentito qualcuno dire che non è un problema se non nascono più figli: tanto ci sono gli immigrati! Ecco, mistificare così il problema del crollo delle nascite, confondendolo con l’immigrazione è la cosa peggiore che si possa fare.
Chi ragiona così vede nella diminuzione della popolazione semplicemente una diminuzione della forza lavoro che pensa di rimpiazzare con gli immigrati. Ma non è solo quello il problema. Il fatto è che non nascono più italiani, che vanno scomparendo la nostra stirpe e la nostra cultura, che le famiglie sono sempre più piccole e povere e che questo avrà una disastrosa ricaduta sociale. Si pensi solo al ruolo di supplenza dello Stato e delle istituzioni pubbliche che ha avuto la famiglia in occasione della pandemia. 


Quindi l’immigrazione è un altro tema…
Credo che Il problema demografico non debba essere risolto con l’immigrazione, bensì con un sistema vero e proprio di politica per favorire e sostenere la natalità.

Insomma, altro che immigrati! Qui bisogna tornare a far nascere bambini italiani. E come si fa?
Innanzitutto con una rivoluzione culturale che metta al centro l’uomo e la famiglia e non il capitale ed i consumi. Ma qui i tempi sono lunghi. Invece, nell’immediato si possono prendere dei provvedimenti concreti, come gli aiuti alle famiglie, alle coppie che vogliono avere dei figli, dando loro la possibilità di avere il supporto della società e non solo dei nonni. L’esempio lo abbiamo sotto gli occhi e non occorre andare tanto lontano. Guardi Bolzano: è l’unica provincia italiana che ha invertito la tendenza alla denatalità. E lo sa come ha fatto? Aiutando concretamente ed economicamente le famiglie che così sono incentivate ad avere dei bambini. Alla base c’è l’autonomia. Ecco se anche il Veneto avesse l’autonomia potremmo fare altrettanto anche noi.

Famiglia, 2 figli, lavoro, volontariato e adesso Roma. Come pensa di conciliare i suoi impegni privati con il ruolo pubblico?
Bella domanda! Ma, non per essere monotona, anche qui devo tirare in ballo la famiglia. Mi organizzerò con i nonni che, non solo per me, sono quelli che in questo momento storico salvano l’Italia. Conto molto sull’aiuto di mia mamma e di mio papà. Viva i nonni!