Anche respirare al fumo passivo per poco tempo basta per avviare, nel giro di 30 minuti una serie di meccanismi infiammatori che concorrono alla formazione di danni alle cellule dell’albero respiratorio prodotti in seguito a quella ripetuta e a lungo termine. Questo il risultato di uno studio di una ricerca condotta dall’Università di Perugia e pubblicata sulla rivista scientifica International journal of environmental research and public health.

Autori sono il gruppo del prof. Mario Rende, ordinario di Anatomia umana, clinica e forense, in collaborazione con quello del prof. Marco dell’Omo, associato di Medicina del lavoro.

I ricercatori del Dipartimento di Medicina e Chirurgia hanno  ricreato un ambiente domestico in cui per un’ora hanno soggiornato dei gruppi di volontari, rigorosamente non fumatori, esposti al fumo di alcune sigarette accese e fatte bruciare in un posacenere in modo che il fumo si diffondesse nell’aria dell’ambiente. E’ stato così rilevato – spiega l’Università in un comunicato – come, anche una “brevissima esposizione” al fumo passivo, sia capace di determinare un rapido cambiamento quantitativo di una proteina presente nel sangue e legata a meccanismi infiammatori, il recettore p75NTR legante una serie di neurotrofine.

Il pericolo è ancora più grave se ad essere esposti al fumo passivo  sono dei neonati o dei bambini. I risultati dello studio hanno anche degli aspetti medicolegali, precisa l’Università di Perugia. Infatti, attualmente l’esposizione al fumo passivo viene più comunemente individuata raccogliendo le urine delle 24 ore e dosandovi la concentrazione dei prodotti del metabolismo dei prodotti della combustione del tabacco. In base ai risultati dello studio è ora però possibile rilevare l’esposizione al fumo passivo in tempi considerati molto più precoci, attraverso il prelievo di sangue e con il dosaggio del recettore p75NTR.

Anche alla luce di queste ultime risultanze scientifiche va dato atto al ministro della Salute Girolamo Sirchia del secondo governo Berlusconi (2001-2005) di aver fatto una delle leggi più importanti a tutela della salute dei cittadini: il divieto di fumare nei locali pubblici, che erano i luoghi dove maggiormente avveniva il danno da fumo passivo.