(di Bulldog) Cinque giorni. Cinque giorni ancora di pazienza e la più brutta campagna elettorale della storia repubblicana finirà in archivio. Finirà in archivio con tutta la sua dose di meschinità e cattiverie, di bugie, di agguati verbali e giudiziari, lo squallido spettacolo  di una classe politica mai come oggi distantissima dalle necessità del Paese. Non un progetto vero per l’Italia al 2050; non una svolta vera su cosa dovrà fare questo Paese per avere un futuro; non una strategia per abbattere il debito pubblico, il cancro che sta mangiando alle radici l’Italia dei nostri  figli; non un pensiero concreto su come trasformare uno stato barocco e bizantino in un’amministrazione efficiente, capace di spendere immediatamente dove serve, senza bruciare tempo e denaro in riti amministrativi, contabili e giudiziari pensati per bloccare e non per liberare il Paese.

Abbiamo ascoltato di tutto: il pericolo fascista; i fondi sovietici (pardon, russi, come se ci fosse una qualche differenza fra Putin e Leonid Il’ič Brežnev. Anzi, una ce n’è: Brežnev le invasioni era capace di farle…); le liberalità concesse a padroncini che guadagnano utilizzando beni pubblici; i regali fatti a classi e corporazioni il cui unico scopo è quello di mettere le mani nelle casse e portar fuori il più possibile prima che qualcuno chiuda i rubinetti. Abbiamo visto politici italiani in ginocchio balbettando e chiedendo commenti benevoli da cancellerie estere; abbiamo visto l’approssimazione in politica estera; l’uso dell’Europa a fini partitici; la vigliaccheria e gli interessi personali mascherati da “Bella Ciao” come se una canzone degli Anni Sessanta potesse coprire la vergogna di chi appoggia regimi totalitari usi ad uccidere i dissidenti come l’Iran, il Venezuela, la Cina, la Russia…scordo qualcuno?

Abbiamo politici che, andati al governo da perfetti sconosciuti, parlano oggi da statisti su come l’Italia sia diventata una dittatura. E sono gli stessi che hanno “imposto” i banchi a rotelle a tutte le scuole del Paese, banchi che nessuno ha chiesto o voluto, che oggi giacciono tutti, tutti, nei sottoscala dato che nessuno li adopera.

Abbiamo visto politici che non hanno avuto il coraggio di sfiduciare a viso aperto il governo di cui facevano parte (tutti eroi nascosti sotto le sottane dell’astensione) erigersi oggi a difensori degli “ideali europei ed atlantici” ovvero di quegli stessi valori che hanno boicottato, sbertucciando in aula un premier che di quegli ideali si era fatto interprete.

Abbiamo visto promesse di mettere al bando il “reddito di cittadinanza” per trasformarlo però, a pochi giorni dal voto,  in un altro aiuto di Stato di cui beneficeranno sempre gli stessi. Abbiamo visto grandi proclami sulle pensioni, e nessun progetto per i giovani.

Abbiamo visto più alleanze nascere e disfarsi in questa tornata elettorale di quanto non sia mai accaduto nelle precedenti elezioni. Abbiamo ascoltato una tale messe di balle che il 26 settembre le scorderemo tutte. Abbiamo visto rese dei conti (anche con qualche pseudo-affaire a sfondo sessuale) fra “silurati” e “traditi” che mostrano plasticamente la ragione per la quale 600 fra noi hanno il bisogno urgente di andare o restare in Parlamento.

Ora li rivoteremo tutti, ciascuno di noi metterà una croce su un simbolo facendosi guidare per l’ennesima volta dalla pancia e tornando a quelle passioni, a quei valori, che sono entrati in noi nella giovinezza e che ancora ci guidano sebbene non esistano più.

In settant’anni di regno la Regina Elisabetta ha nominato quindici Primi ministri. In settant’anni, la Repubblica Italiana ha avuto 67 Primi ministri. Basterebbe questo per farci capire che ci stanno prendendo per i fondelli per l’ennesima volta.

Bene, prepariamoci alla prossima legislatura. Possiamo scommettere sin d’ora sul numero dei governi che la guideranno? Saranno tre come le ultime due o di più? Oppure di meno, ma si voterà nuovamente prima di cinque anni?

Queste elezioni sono state la “fiera della vanità” per una classe dirigente che nessuno di noi assumerebbe nelle nostre aziende. E già li sento: “sei un qualunquista!”. E’ vero, ma avete cominciato voi…